I fili delle Ferrovie Nord e di Regione.
E se a Malpensa atterrassero anche i ciclisti?
Progetto immaginifico o gigantesco bluff speculativo?
La Regione Lombardia già da tempo ha presentato in pompa magna, tramite FNM sua società ferroviaria, il progetto di rigenerazione urbana lungo e sopra la linea ferroviaria Cadorna-Malpensa di FNM. Il recupero dei sedimi non più necessari alla rete e soprattutto dello spazio sopra i binari non è una invenzione lombarda, ma ha una lunga tradizione di esperienze, alcune molto valide, come la Coulée verte du sud parisien realizzata sopra la ferrovia ad alta velocità che entra a Parigi, oppure il Parque Fluvial de Tùria a Valencia che arreda il letto del fiume in città, a valle della derivazione che lo ha spostato altrove. Si tratta di esempi molto positivi, che hanno ricucito il tessuto urbano con parchi interstiziali uno più bello dell’altro, fruibili anche in bicicletta.
Regione Lombardia col suo progetto Fili non solo scimmiotta cotali esperienze, ma le ingigantisce, coinvolgendo l’intero territorio da Cadorna a Malpensa, con numeri da fare invidia a chiunque: 19 ettari di superficie in proprietà interessata (pari alla metà del Parco Sempione), 54 km di pista ciclabile dalla città all’aeroporto, 7 ettari di foresta “sintetica” (cos’è?) e ben 41.000 ettari di forestazione (pari alla metà del parco del Ticino, per capirci).
I “nuclei” del progetto sono la rigenerazione urbana di Cadorna, Bovisa, Saronno e Busto Arsizio. Per tre di questi si tratta di un cucito di proposte già da anni sul tavolo. La stazione di Bovisa prevedeva fin dalla sua progettazione una edificazione sopra la piastra che mai si realizzò, pare, per la natura giuridica del sedime, che appartiene, ovviamente, al demanio ferroviario. Ora, il demanio non è usucapibile (cioè nessuno se ne può mai impossessare) e neppure alienabile (cioè non può essere messo in vendita, almeno fino a quando l’interesse pubblico rimane); può essere solo concesso in uso per le finalità per cui esiste, oppure per altri utilizzi che non alterino la finalità stessa, ad ogni modo a termine. Le logiche di mercato di allora non rendevano attraente un investimento privato a termine medio/breve. Lo scenario è mutato e i valori in gioco oggi prospettano soluzioni che possono essere molto lucrative e lo vedremo per Cadorna. Su Bovisa si prevede una piastra multiservizi che parrebbe legata al solo sviluppo della azienda ferroviaria regionale. A Saronno parte dell’area dismessa sarebbe recuperata alla rete ferroviaria stessa e parte edificata (naturalmente sul versante del centro cittadino, dove i valori immobiliari salgono). Per Busto c’è in gioco il recupero della copertura ferroviaria del vecchio sedime urbano dismesso (ora la ferrovia è interrata); dal video si scopre che buona parte delle aree sarà edificata. Sia chiaro, è comprensibile: i soldi da qualche parte devono arrivare e quindi i metri cubi dovrebbero coprire il business; tuttavia, occorrerà vedere bene cosa sia giustificabile e cosa sia speculativo.
Progetto Fili (file pdf 500 kb)
Il Parco del Turia a Valencia Spagna, sul letto del fiume derivato fuori città
L’intervento più incognito e, se vogliamo, provocatorio è la copertura della piattaforma ferroviaria di Cadorna dalla stazione a via Mario Pagano. Cosa vi succederà sopra? I rendering ufficiali parlano di una “Foresta pensile sintetica”; detta così una contraddizione in termini. Chiunque sia alfabetizzato di botanica e scienze naturali sa bene che ogni albero richiede un apparato radicale di un volume prossimo a quello della parte aerea, cosa che sopra i binari e le catenarie di tensione è impossibile, salvo caricarvi sopra decine di metri di terreno fertile. L’intervento è motivato nella possibilità di ricreare “continuità delle relazioni urbane e generando nuove possibilità di rivitalizzazione e rigenerazione”. Magnifica frase che dice tutto e niente; il rendering ufficiale mostra luoghi ameni.
In un commento sul blog di Urban File l’autore forse ci rivela l’arcano, facendo emergere, come funghi porcini all’alba, 60.000 mq di superficie di nuovi edifici sul sedime di Cadorna; l’autore allega un rendering ben diverso da quello ufficiale, che qui riportiamo per chiarezza. In altre parole, tra il quartiere di via XX Settembre e il Parco Sempione sorgerebbero numerosi palazzi, e quindi, forse, la foresta pensile sintetica assomiglierebbe molto di più a certi “boschi verticali” piuttosto che alle Coulée verte parigine o al Parque fluvial di Tùria. Fantasie dell’articolista o notizie celate di FNM? Bisognerà vedere cosa ne pensa il Comune di Milano (competente in campo urbanistico), cosa ne pensa la Sovrintendenza (le aree sono vincolate), cosa ne pensano i cittadini.
Perché il dato di 60.000 mq (superficie coperta o superficie di pavimento?) non si legge nel documento ufficiale?
Siamo di fronte alla solita banale operazione per far passare metri cubi di cemento sopra un’area demaniale inedificabile nel PGT cittadino?
La stazione oggi
La stazione oggi e l'ipotesi dopo il progetto "Fili"
E veniamo ai due specchietti per le allodole. La bufala dei 41.000 ettari di rimboschimenti: si tratta in realtà della superficie complessiva del territorio coinvolto dove verranno messi a dimora alberi; dove, non si sa. Siamo in aree agricole, urbane, aree protette esistenti o già forestate; e quindi?
Circa i 54 km di pista ciclabile, ci aiuta il video on line a comprendere che in buona parte sono artificio; nei tratti urbani fuori Milano la pista divaga per strade del tessuto viario consolidato, poiché a fianco della ferrovia ci sono le case. Nel parco delle Groane la pista già c’è e chi scrive questo pezzo ne fu il progettista e responsabile.
La pista ciclabile nel Parco delle Groane
Resta progetto verosimile sui sedimi dismessi e in area campestre in altre zone, soprattutto dopo Saronno: ma sappiamo che fine hanno fatto le piste ciclabili lungo la A4 e lungo la Valassina, sostanzialmente abbandonate a sé stesse. Per quanto riguarda Milano sarebbe possibile realizzarle solo se la copertura della ferrovia fosse integrale, oltre via Mario Pagano, fino alla intersezione con la rete ferroviaria dello Stato: e quello, sì, sarebbe un bel progetto di ricucitura urbana, una sfida da incoraggiare.
Un po’ meno i palazzi come funghi davanti al Parco Sempione: fa specie che la proposta arrivi direttamente da una società di derivazione regionale e quindi pubblica, cioè di noi tutti cittadini contribuenti. Se così fosse, da restituire al mittente.
Fabio Lopez