La sala del Tesoro, forziere di Ludovico il Moro – capperi sul rivellino

Sala del Tesoro, Argo

La sala del Tesoro, forziere di Ludovico il Moro – capperi sul rivellino

La torre del lato nord occidentale del Castello Sforzesco contiene uno scrigno aureo, nel vero senso del termine. E’ la Sala del Tesoro, dove i duchi Sforza accumulavano le ricchezze attraverso le imposte e le gabelle, le conquiste, i saccheggi. Ai tempi di Ludovico il Moro, nell’ultimo ventennio del XV secolo, si camminava nell’oro: Nel 1491 l’ambasciatore estense alla Corte sforzesca, Jacopo Trotti, riferì al duca di Ferrara di aver trovato distesi nella maggiore sala tappeti carichi di monete d’oro per un totale che stimò fra i 650 e gli 800 mila ducati (ossia almeno due tonnellate, e forse più, d’oro fino); se la torre non fosse di rossi mattoni, ma di lamiera azzurra, potrebbe essere come il deposito di Paperon de Paperoni.

Fa attualmente parte dell’Archivio storico Biblioteca Trivulziana; al suo interno un affresco, attribuito al Bramantino, riproduce Argo; Nel grande medaglione monocromo sotto i piedi di Argo è glorificata la cerimonia della pesatura dell’oro al cospetto di un uomo, forse un duca, il Duca. Il Moro consumò tutte le sostanze che aveva accumulato là dentro; finì male, venne catturato dai francesi e tradotto in catene in una fortezza vicino alla Loira, Loches. Nel 1500 Leonardo da Vinci, lasciando Milano, annotò “il Duca perso lo Stato, la Roba e la Libertà e nessuna cosa si finì per lui”. Più chiaro di così?

 

 

I capperi che crescono sul Castello Sforzesco
sul rivellino meridionale del Castello, a fianco della torre quadrata, cresce rigoglioso il cappero